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24 dic. - MOBY PRINCE, Lettera aperta di Luchino Chessa al Presidente Renzi
Luchino Chessa, medico e professore universitario di Cagliari, è il figlio del comandante del traghetto "Moby Prince", sul quale, la sera del 10 aprile 1991 ad appena 2 miglia dal porto di Livorno, morirono tra le fiamme 140 persone per il ritardo dei soccorsi. Chessa nella tragedia ha perso il padre Ugo e la madre, Maria Giulia Ghezzano, e da quel giorno non si concede tregua nella ricerca della verità sul più grave disastro della storia della marineria civile italiana. Ora, dopo i vani tentativi di essere ricevuto dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ed aver raccolto oltre 25.300 firme in un una petizione on line per chiedere "verità e giustizia sulla vicenda", ha deciso di scrivere una 'lettera aperta'. (fm)
«Carissimo Presidente Matteo Renzi,
Le chiedo scusa se La distolgo dalle sue attività' politico-istituzionali, ma ho bisogno che dedichi un minuto a questa mia lettera aperta. Si avvicina il Natale e come ogni anno noi familiari delle vittime del Moby Prince lo festeggeremo portandoci dentro il dolore perpetuo per i propri cari, figli, madri, padri, fratelli e sorelle, morti, dopo atroci sofferenze, su un traghetto ridotto in una bara incendiata.
Come ogni anno, oltre al ricordo doloroso dei nostri cari, dobbiamo vivere il Natale e le feste con l'amarezza di non avere ancora avuto giustizia. Sono passati oltre 23 anni di inchieste e processi inutili, che non hanno portato alla verità e che anzi hanno creato una verità di comodo: un traghetto con un comando disattento e superficiale che a folle velocità si schianta su una petroliera ferma alla fonda, nascosta da una nebbia improvvisa. Cosa di può avere di meglio per chiudere un capitolo tragico del nostro passato? E gli uomini dell'equipaggio, morti durante il loro servizio mentre erano tutti ai loro posti, non solo non hanno avuto una medaglia al merito, ma nella memoria storica sono stati macchiati in modo indelebile come responsabili della tragedia.
Noi familiari delle vittime siamo stufi, arrabbiati, disgustati da un sistema giudiziario che non a avuto la forza di andare oltre le evidenze di manomissioni, omissioni e depistaggi che hanno caratterizzato la vicenda del Moby Prince.
Nella petizione che Le ho inviato tramite change.org il 10 settembre 2014 Le chiedevo un suo intervento come Presidente del Consiglio, affinché anche per la vicenda del Moby Prince ci fosse la volontà del governo italiano di mettere a disposizione i documenti presenti negli archivi di Stato. Le chiedevo inoltre un suo appoggio ufficiale alla nascente commissione parlamentare di inchiesta, il cui iter ha avuto un evidente rallentamento e che in ogni caso nascerebbe con durata limitata a soli due anni e con un budget insignificante, impossibile per renderla realmente funzionante. Purtroppo non mi ha mai risposto, e neanche ha mai risposto alle mie lettere inviate per posta elettronica, tramite twitter e a mano, da aprile scorso ad oggi, e questo mi ha molto amareggiato. Mi rendo conto che Lei ha molteplici impegni istituzionali, internazionali, di partito, ecc, ma spero che nei prossimi giorni, anche domani che e' la vigilia di Natale, si metta la mano sul cuore e tra una intervista, un dibattito, un intervento, riesca a trovare, uno spazio di poche parole per ricordare 140 innocenti morti tragicamente e ancora in cerca di giustizia. Un Paese che dimentica il passato non può essere definito democratico e Lei che da quasi un anno si proclama paladino del cambiamento non lo deve dimenticare.
Pur con l'amaro nel cuore auguro a Lei e al suo Governo auguri di buone feste.»
Luchino Chessa
(familiare di vittime del Moby Prince) (admaioramedia.it)
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